Italian Hand Carved Stone Sculptures Since 1903

Vicenza Stone - Esposizione alle Priare

Una mostra della pietra di Vicenza nelle "Priare" dei Castelli di Montecchio, con opere delle ditte artigiane del territorio, è un evento straordinario per la singolare ambientazione dei manufatti lapidei e per la valorizzazione di un'attività locale di nobile tradizione.

Le opere sono esposte nei luoghi da cui per secoli l’uomo ha estratto il materiale utilizzato per la produzione artistica di statuaria e di decorazione in palazzi, ville e giardini, e per l’applicazione edilizia sia per rivestimenti esterni ed interni che per modanature di contorno e di resistenza. Viene idealmente restituito alla natura, in uno spettacolare scenario, ciò che ad essa fu tolto, plasmato da sapienti artefici. La pietra di Vicenza si escava un po' ovunque nei colli Berici, ma diverse sono le sue proprietà. La pietra di Montecchio, piu chiara e compatta, si differenzia da quella di San Gottardo, di colore bianco e avorio, e di San Germano, di color giallo paglia, ma anche da quelle meno classiche di Costoza, Nanto, Lumignano, Villabalzana e Brendola. Molto richiesta per riprodurre in copia modelli antichi, espressione di un gusto che sopravvive ai tempi, la pietra di Vicenza ha trovato largo impiego nell’edilizia moderna, in virtù della lavorazione a macchina e della tecnica di applicazione. Famosi architetti, trattandola con il cosiddetto indurimento, l’hanno utilizzata in edifici di grande prestigio mettendone in risalto la fioritura dei fossili che spesso la cospargono.

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II tema dell’amore proposto agli espositori era d'obbligo in un sito romanticamente legato alla commovente storia di Romeo e Giulietta. La mostra ha tuttavia lo scopo di porre nella massima evidenza il valore di un materiale apparentemente modesto, ma effettivamente pregevole per qualità intrinseche ed estetiche, che lo rendono molto adatto alla lavorazione e al suo impiego. Nella scelta delle opere si è, ovviamente, tenuto conto dei soggetti rappresentati e dei loro pregi formali, privilegiando quelli più adatti all’imponente scenografia. Non è questa una mostra di autori, nel senso che non esibisce nomi di artisti di fama, lascia nell’anonimato gli esperti artigiani che danno prova collettiva delle loro abilità creative e tecniche. Si intende dimostrare che, per virtù della pietra di Vicenza, l’arte statuaria è ancora viva, e può tuttora dire una parola non indegna di quella che per essa fu scritta nei secoli d'oro.

Desidero ricordare l’azione promozionale svolta in passato dall’Ente Fiera di Vicenza nel settore della pietra. Fin dalla prima Mostra della Pietra di Vicenza (1952), allestita nei Giardini Salvi, l’aspetto produttivo-merceologico non era disgiunto da quello storico-artistico. Con alcune opere antiche, tra cui la Madonna tra i santi Vincenzo e Cristoforo di ignoto Maestro e l’Autoritratto di Orazio Marinali, ne figuravano molte di autori contemporanei: Mirko Vucetich, Giuseppe Miceli, Arturo Martini, Neri Pozza, Felice Canton, Alberto Viani, Aldo Calo, Gino Masiero, Giuseppe Giordani, Bruno Crosara, Beniamino Falda, Giovanni Armano, Bruno Peotta, Luigi Bonamigo. Giuseppe Lovison, Pietro Peruffo.

E mentre Neri Pozza informava sulle varie qualità usate nel tempo sotto il nome di pietra di Vicenza, rilevandone i pregi e la fortuna, Licisco Magagnato riepilogava «la storia dei lapicidi o "taiapiera" vicentini in una sintesi felice che ci porta a scoprire come la storia della pietra di Vicenza si identifichi con la storia della scultura, e, per buona parte, dell’architettura nostrana».

Uberto Breganze, presidente della Fiera, nel volume Pietra di Vicenza (1970), curato da Franco Barbieri e dallo scrivente, richiamava «l’attenzione sui valori di arte, di amore al bello, di impegno professionale, che anche tale attività ha saputo esprimere». La digressione serve a ricordare gli interventi significativi compiuti un tempo per valorizzare la pietra di Vicenza.

Ma esiste un problema che, sollevato fin da allora da Licisco Magagnato, resta all’ordine del giorno: la necessità di riannodare un colloquio un tempo alacre e aggiornato tra arte e artigianato: «Solo l’adesione degli artisti e degli artigiani - rimarcava l’illustre studioso - ai temi formali del proprio tempo, ne ha giustificato e vivificato l’opera, ha dato un volto e un'emozione alle loro statue».

Montecchio Maggiore, Giugno 2011.

 

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